martedì 14 agosto 2018

La Dolce Vita (di Federico Fellini)


La Dolce Vita è un film del 1960 diretto da Federico Fellini nella sua maturità che denuncia la vita dei ricchi vista sotto gli occhi dei poveri, rappresentati da Marcello, giornalista protagonista della storia composta da otto episodi in cui si è in bilico tra il bene e il mele.
Per esempio uno degli episodi più conosciuti è quello dell’arrivo di una famosa attrice americana di nome Silvia dove ci si trova nella volgarità del mondo del cinema e dopo nella poesia della Roma notturna dove avviene il celebre episodio del bagno nella fontana di Trevi.
Marcello è attratto dalla fisicità di Silvia ma allo stesso tempo prova pietà per lei travolta dai giornalisti e dai gossip, quando vorrebbe vivere con più intensità, naturalezza e libertà.
Un simbolo importante è la figura di Steiner, amico di Marcello che rappresenta l’avido intellettualismo in fuga dal mondo perché incompreso da esso fino alla fuga suicida (infatti alla fine Steiner si suiciderà).
Poi l’incontro e il congedo dal padre rappresentano la rottura con l’equilibrio del passato per poi costruirne uno nuovo ottenuto con la maturità, solo che Marcello in questo film non ha niente per costruirsi questo nuovo equilibrio.
Il padre di Marcello rappresenta anche il passato distrutto dal Boom economico.
Il film si conclude con un finale tutt’altro che positivo:
Marcello si degrada dopo aver subito la delusione dal suicidio di Steiner, unico suo modello da imitare, lanciandosi in una volgarissima orgia, dopo la quale assiste con i suoi amici alla pescata di un mostro marino.
Questi due eventi insieme rappresentano l’estrema degradazione portata dalla modernità.
Inoltre Marcello non capisce il richiamo di Paolina, ragazzina conosciuta in una trattoria e paragonata ad un angioletto di pittura umbra, che rappresenta l’innocenza e il richiamo della grazia divina.
Il fatto che Marcello non la senta più significa che la grazia divina ormai non può più raggiungerlo.
Marcello nel corso del film scappa dall’amore materno di Emma, la sua fidanzata, per cercare quello carnale di Maddalena.
Ma secondo me qualcosa di positivo c’è in questo film, perché Marcello lascia Maddalena e torna a stare con Emma, anche se dopo un brutto litigio; infatti si vedono i due che sono a letto insieme dopo aver fatto pace prima che lui riceva la telefonata che lo informerà del suicidio di Steiner.
Steiner inoltre viveva in un appartamento, dove passava le serate con i suoi amici colti a fare discussioni intellettuali; Marcello lo definiva un “bellissimo rifugio”.
Forse Federico Fellini deve aver preso da Pasolini, perché ho sentito dire che anche lui si rinchiudeva nel suo appartamento con la sua cerchia di uomini di cultura.
Comunque questo film ha segnato la rottura della diga della censura cattolica che ormai non era più giustificata dal sentire comune, secondo gli studiosi, da allora qualsiasi restrizione aggressiva sul cinema è stata chiamata “rogo” (come nel caso di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci)
Ma La Dolce Vita, ottenne il nullaosta perché Fellini aveva già la “patente di artista”, cioè era già un artista affermato.
Allora quando io l’ho saputo ho pensato “Se il regista fosse stato qualcun altro non avrebbero lasciato passare quel film e la diga della censura non sarebbe mai stata sfondata”.
Tutto è capitato soltanto perché Fellini aveva già un terreno di successi precedenti.
Vi consiglio caldamente di vedere questo film.
Tutto quello che vi ho detto l’ho appreso all’università durante il corso di Storia e critica del cinema, per il quale ho guardato anche il film.

1 commento:

  1. QUANDO IDDIO NOSTRO CREATORE ebbe terminato di creare il mondo e infine tutti gli esseri animali viventi sulla Terra, decise di creare questi ultimi con un cervello e con due, quattro, otto o mille piedi, tranne il serpente che attorcigliandosi fra le dita della Sua mano gli impediva di creargli i piedi. Visto che il serpente cercava di fare il furbo con Lui, lo lasciò senza piedi per insegnarli un po’ le regole di rispetto verso di Lui. Il serpente fu nel futuro, forse il solo animale costretto, sulla terra, a strisciare invece di camminare. In ultimo Dio decise di plasmare un essere a sua immagine e somiglianza, creò dunque l’Uomo, che non era ancora il Maschio che oggi tutti noi conosciamo, e gli impose nome Marcello (che significa: bel giovanotto).
    SODDISFATTO di tutto il Creato, Iddio Creatore ammirava la sua ultima Creatura e si domandava cos’era in essa la cosa più preziosa. Il Cervello? Nel Paradiso terrestre non serviva a nulla. I Piedi? Non più! Per fare cosa? Al di fuori del Paradiso Terrestre non c’era nulla di interessante da vedere. Allora, a cosa servivano i Piedi che aveva creato, visto che non c’era nulla di particolarmente prezioso e di utile nel corpo dell’Uomo? Dio prese allora una costola dal corpo di Marcello, e con essa creò la cosa più preziosa e più utile della Creazione: una Donna, e le impose nome, Anita (che significa Bionda e Formosa Svedese). Li unì, come Maschio e Femmina, e li lasciò vagabondare a piedi nudi, sull’immenso territorio del Paradiso Terrestre.
    LA SERA, Anita che aveva la pelle della pianta dei piedi più delicata di quella di Marcello, si lamentò di avere male ai piedi e con poca voglia di fare, per la prima volta della storia umana, quello che tutte le coppie fanno a letto quando non soffrono di male ai piedi. Marcello promise ad Anita di parlarne l’indomani al Creatore, e passò la prima notte a digiuno. “E le scarpe?”, domandò l’indomani a Dio. Al che Dio rispose che nel Paradiso Terrestre non c’era bisogno di scarpe: niente piazze, strade e cammini con gigantesche buche, come in una certa isola del Mediterraneo non ancora abitata dall’Uomo e le cui numerose buche sarebbero diventate, milioni di anni dopo, immensi crateri non vulcanici. Disse anche che nel Paradiso Terrestre, i prati pieni di soffici distese di erba verde, avevano anche il compito di addolcire le piante dei piedi sia di Marcello che di Anita. E consigliò loro di andare a rinfrescarsi i piedi all’interno di una delle tante fontane che si trovavano nel Paradiso Terrestre.
    FU COSI’ CHE UN GIORNO, mentre la povera donna si riposava ai piedi di un albero (si fa per dire, poiché Dio aveva creato gli alberi senza i piedi), un serpente, che non si sa perché si trovava in quel Giardino, decise di conquistare la Donna col prometterle una rivoluzionaria crema di polpa di mele per curare il mal di piedi, e per meglio convincerla, le fece osservare che lui, dalla nascita, non aveva mai avuto mal di piedi. Anita volle provare questa crema miracolosa che il serpente le porgeva e se la spalmò sulla pianta dei piedi. Subito le palpebre dei suoi occhi si chiusero di piacere, e il dolore scomparso, per lasciare in essa una matta voglia di uscire dal Giardino e andare a scoprire il resto del mondo. Diede una metà del barattolo di crema di mele al suo bel Marcello, e cosi rinvigoriti, i due decisero di lasciare insieme il posto. Marcello prese due foglie di fico per coprirsi le parti vergognose, e lo stesso fece Anita con una liana per le parti intime del basso (inventando senza saperlo lo String), e una immensa foglia di banano per sostenere le immense poppe (inventando così senza saperlo il reggipetto taglia N). Così i due, con l’aiuto dei soli due piedi, e un barattolo di crema, uscirono dal Paradiso Terrestre e camminarono fino ad esplorare e popolare tutta la Terra.

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