domenica 21 gennaio 2018

Recensione: Io non ho paura (Niccolò Ammaniti)





L’ultimo libro che ho letto questo mese è “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti, di cui è stata fatta in seguito una trasposizione cinematografia. Da una parte è un romanzo storico, dall’altra è un romanzo di formazione; il  protagonista è un bambino di nome Michele che salva un suo coetaneo rapito e tenuto come ostaggio da dei criminali, di cui uno scoprirà essere il suo stesso padre, per il suo grande dispiacere.
Il punto più importante della storia è il confronto tra l’innocenza di Michele e la brutalità di suo padre, Pino e dei suoi compagni che hanno rapito il piccolo Filippo per estorcere un riscatto alla ricca famiglia di lui. Ma Michele vede Filippo soltanto come un piccolo amico che ha bisogno di aiuto, non come una merce di scambio da tenere rinchiusa come un animale. Egli è un bambino che ama la vita e il gioco, e crede nella lotta contro il male impersonato dai mostri che popolano i suoi sogni; Pino, suo padre, di contro è il tipico uomo che ormai non crede più nel bene ed è disposto a tutto, anche ad azioni malvage, pur di prevenire la povertà, perché ha molta paura del mondo che considera irrimediabilmente ingiusto.
In questo libro si vuole mostrare che un bambino ha maggiore senso di giustizia di un adulto, e nel suo finale spicca l’amore di un padre per il proprio figlio, perché solo grazie a quello si renderà conto che è sbagliato rapire un bambino, e che può ancora esserci del bene nel mondo grazie ai bambini. Gli uomini adulti della storia sono diventati crudeli e violenti perché hanno perso la loro infanzia nascosta propria di tutte le persone, ma Michele e Filippo sono gli unici che potranno ricordargliela con la loro amicizia.
Il rapimento dei bambini era molto frequente nell’Italia tra il 1970 e il 1990, questo è il tempo  storico in cui è ambientato il romanzo; inoltre siamo nel Sud dell’Italia, la Calabria, il luogo privilegiato dai rapitori per nascondere i loro ostaggi, ma Acqua Traverse, il piccolo quartiere sperduto tra enormi campi di grano dove abita Michele, è un’invenzione dell’autore. Questo tempo storico e i fatti ricorrenti che lo caratterizzano sono il perfetto esempio per spingere le persone a combattere contro l’ingiustizia invitandoli a non perdere mai la componente infantile che resta anche dopo essere diventati adulti.

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