L’ultimo libro che ho letto questo mese è “Io non ho paura” di Niccolò
Ammaniti, di cui è stata fatta in seguito una trasposizione cinematografia. Da
una parte è un romanzo storico, dall’altra è un romanzo di formazione; il protagonista è un bambino di nome Michele che salva un suo coetaneo rapito e
tenuto come ostaggio da dei criminali, di cui uno scoprirà essere il suo stesso
padre, per il suo grande dispiacere.
Il punto più importante della storia è il confronto tra l’innocenza di
Michele e la brutalità di suo padre, Pino e dei suoi compagni che hanno rapito il
piccolo Filippo per estorcere un riscatto alla ricca famiglia di lui. Ma Michele vede Filippo soltanto come un piccolo amico che ha bisogno di
aiuto, non come una merce di scambio da tenere rinchiusa come un animale. Egli
è un bambino che ama la vita e il gioco, e crede nella lotta contro il male
impersonato dai mostri che popolano i suoi sogni; Pino, suo padre, di contro è
il tipico uomo che ormai non crede più nel bene ed è disposto a tutto, anche ad
azioni malvage, pur di prevenire la povertà, perché ha molta paura del mondo
che considera irrimediabilmente ingiusto.
In questo libro si vuole mostrare che un bambino ha maggiore senso di
giustizia di un adulto, e nel suo finale spicca l’amore di un padre per il
proprio figlio, perché solo grazie a quello si renderà conto che è sbagliato
rapire un bambino, e che può ancora esserci del bene nel mondo grazie ai
bambini. Gli uomini adulti della storia sono diventati crudeli e violenti
perché hanno perso la loro infanzia nascosta propria di tutte le persone, ma
Michele e Filippo sono gli unici che potranno ricordargliela con la loro
amicizia.
Il rapimento dei bambini era molto frequente nell’Italia tra il 1970 e il
1990, questo è il tempo storico in cui è
ambientato il romanzo; inoltre siamo nel Sud dell’Italia, la Calabria, il luogo
privilegiato dai rapitori per nascondere i loro ostaggi, ma Acqua Traverse, il
piccolo quartiere sperduto tra enormi campi di grano dove abita Michele, è un’invenzione dell’autore.
Questo tempo storico e i fatti ricorrenti che lo caratterizzano sono il
perfetto esempio per spingere le persone a combattere contro l’ingiustizia
invitandoli a non perdere mai la componente infantile che resta anche dopo
essere diventati adulti.