martedì 28 agosto 2018

Banditi e marionette (Katherine Paterson)

Non vi biasimo se non avete mai conosciuto questo libro, ma prima o poi qualcuno lo dovrà pur riportare agli occhi degli altri. Avete presente Un ponte per Terabithia, libro di cui nel 2007 è stato fatto un film? Ecco, Banditi e marionette è stato scritto dalla stessa autrice, ed è ambientato in Giappone circa tra il sec XVII e XVIII, dove regnano i latifondisti e i ceti medi faticano sempre di più a trovare i soldi per mangiare. 
Jiro è il figlio di un fabbricante di marionette, nato proprio nell'anno in cui i suoi fratelli sono morti di peste, per il grande dispiacere di sua madre che da superstiziosa sembra incolpare lui. Soffrendo per la fame e sentendosi di peso per i suoi genitori, appena riceve la proposta di entrare a far parte di un teatro di marionette come apprendista da uno dei clienti di suo padre, il proprietario di un buon teatro, accetta al volo, sapendo che in quel posto c'è cibo assicurato per tutti e sperando di portarne via per i suoi genitori. 
Viene subito accettato dai suoi nuovi compagni, uno dei quali è il figlio scapestrato del proprietario, Kinshi, bravo a mettersi nei guai, e sembra anche cavarsela bene nel suo nuovo mestiere; ma quando viene a sapere che suo padre è scomparso dalla circolazione e che il teatro è coinvolto negli affari di brigantaggio di un leggendario bandito, detto Saburo, le cose si complicano.
Gli artigiani e i piccoli agricoltori, vessati dal latifondismo sono sempre più a corto di denaro e cibo,  finendo con organizzare una violenta sommossa in tutta la loro città, mettendo in pericolo sia Jiro, che i suoi amici del teatro di marionette. Jiro rimane scoivolto di scoprire che in questa sommossa si è unita nientemeno che sua madre Isako, ormai più simile ad un animale feroce perchè morta di fame. L'unica cosa che gli viene in mente di fare è cercare di scoprire l'identità del misterioso bandito, sospettando che esso si nasconda proprio nel teatro, nella speranza di ricevere il suo aiuto.
Il bambino protagonista è molto combattuto dal senso di debito che sente verso i suoi datori di lavoro e la sua volonta di scoprire dove si trovi Saburo. Isako, è esattamente l'archetipo della donna disperata abbandonata da suo marito e rimasta senza gran parte dei suoi figli, che per di più non riesce a trovare soldi per mangiare. Sembra odiare l'ultimo fglio rimastole, ma in realtà ha una terribile paura di perdere anche lui perchè è la sola cosa più bella che ancora possiede. 
Kinshi, il figlio del proprietario del teatro simboleggia il figlio disobbediente con la grande propensione per aiutare il prossimo, infatti quando Jiro inizia la ricerca di Saburo, questo farà del suo meglio per coprire le sue mosse, oltre ad aiutarlo a portare in sporadiche occasioni del cibo a Isako. Per questo Jiro ha molta paura per lui, che rischia costantemente di cacciarsi nei guai. 
In questo libro spicca il contrasto tra la volontà di fare del bene e il pensare a se stessi: Jiro è felice di essere stato assunto in quel teatro per avere sempre del cibo a disposizione, ma dall'altro si sente in colpa nell'osservare le strade dove la gente lotta per la sopravvivenza, e impreca contro di lui per aver trovato l'agiatezza. Oltretutto nelle rare volte che mette piede fuori è molto combattuto pure tra la paura di essere ucciso da qualcuno per un semplice furto, e la volontà di far arrivare del cibo a Isako, e ammira Kinshi perchè lui sembra non avere paura di nulla. Tuttavia le grandi paure di Jiro non gli impediscono di fare quello che lui ritiene giusto anche se stupido e pericoloso, e infatti i suoi sforzi verranno ricompensati, anche se in modo un pò inaspettato.
 

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