Il Sogno della macchina da cucire è un romanzo di Bianca Pitzorno, che,solitamente scrittrice per ragazzi, questa volta si cimenta nel genere storico per grandi.
La protagonista, nonché voce narrante della vicenda è una sartina a ore, una figura femminile tipica dell'italia del XIX secolo, l'epoca in cui l'abbigliamenti, invece che su scala industriale, era confezionato e venduto a domicilio oppure in botteghe di sartoria.
Si tratta di una donna giovane, rimasta sola al mondo dopo l'improvvisa morte di sua nonna, ma con in mano il mestiere del cucito insegnatole proprio da quest'ultima. Essa cerca di farsi strada nella società in cui vive riparando e cucendo vestiti su commissione, ma anche imparando da sé le tecniche del mestiere più avanzate.
Il tema della sartoria, visto dalla sartina più come una passione che come un lavoro, sarà ricorrente nella storia; infatti è proprio questa professione a permettere a lei, una ragazza di umili origini di poter interagire con famiglie abbienti, cosa che all'epoca ben pochi fra gli erano in grado di fare.
Inizialmente sarà solo spettatrice di molteplici storie riguardanti le vite dei suoi clienti, dalle quali lei ,seppur imparando cose importanti sulla vita, manterrà una certa distanza un po' per timore e un po' per professionalità. Ma poi, quando prenderà a carico una bambina, figlia di un'amica gravemente malata, e allo stesso tempo riceverà una proposta di matrimonio, rimarrà lei stessa coinvolta in un intrigo fra nobili irto di pregiudizi, ipocrisia e corruzione, in cui rischierà di perdere sia la libertà che la proprie dignità come donna.
Attraverso le storie di cui sarà testimone, la sartina - che per qualche strana ragione non rivelerà mai il suo nome - descriverà la società dell'epoca e la mentalità vigente sia nelle classi alte, che nei ceti più umili: le idee sulle divisioni sociali, le convenienze dei matrimoni, l'inclinazione al pettegolezzo fra i borghesi, le fantasie dei bambini, la solitudine di chi è in qualche modo diverso, e soprattutto la scarsa considerazione mostrata dagli uomini per le donne.
Infatti, le poche donne in gamba con cui la sartina avrà a che fare rimarranno loro stesse vittime di un sopruso per il sono fatto di non essere uomini. D'altra parte la sartina correrà il medesimo rischio ma non per il suo sesso, bensì per la sua bassa estrazione sociale, in ragione di tutte le idee sbagliate professate fra i nobili riguardo agli umili.
Altro tema ricorrente tra una storia e l'altra, saranno diverse riflessioni della sartina sull'indipendenza e sul reciproco aiuto, tutti valori insegnati proprio da sua nonna e su cui lei farà sempre affidamento ogniqualvolta dovrà prendere una decisione, sia nella sfera privata che nel lavoro.
Purtroppo però, dovrà presto fare i conti con una triste realtà, per la quale verrà sradicato un proverbio su cui aveva sempre contato: "male non fare, paura non avere".
In sostanza, come direbbe Alessandro Manzoni, non sarà lei a cercare i guai, saranno loro a cercare lei, e per uscirne, indipendentemente dal suo ingegno, sarà necessaria una buona dose di fortuna.
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